Sperlonga, Gaeta e Valle dell’Itri: strade da moto e da santuari

Circa 400 chilometri che ben rappresentano la variegata bellezza del nostro paese. Si attraversano borghi, si passano colline e montagne per arrivare al mare e in vetta a santuari silenziosi che testimoniano una ricca e profonda storia di civiltà.

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Se di strade da moto vogliamo parlare, questo percorso che provo a descrivervi in questo contributo, è di quelli che valgono la sella e i chilometri “macinati”. La vostra moto (e il vostro spirito) ve ne saranno grati.

Un percorso, recentemente testato in motocicletta. Passando per Carpineto, ricca di curve e attraversando macchie di bosco che deliziano gli occhi, si arriva al santuario della Madonna della Civita. Atmosfere assorte e completative dove fermare la motocicletta e guardare da lontano, all’orizzonte, il Circeo. Sempre un piacere ritrovarsi in vetta al santuario e immergersi in un silenzio estatico che avrebbe deliziato Franco Battiato.

Si risale in sella e, scendendo per la Valle dell’Itri, si discende dolcemente e si arriva a Sperlonga. Ancora curve che ci aspettano e si arriva a Gaeta per ammirare, altro bellissimo santuario, la mano del Turco e la Montagna Spaccata.

Non solo la bellezza della natura ma l’atmosfera danno alla giornata il giusto tocco. Non posso che parlarvi di curve e di strade, in particolare se si tratta di strade da moto. Ad esempio, da Sperlonga a Gaeta, troverete un paio di gallerie, di molto pericolose. Quasi buie, definirle scarsamente illuminate è puro eufemismo, si arriva col sole in faccia e ci si ritrova in una selva, pardon, galleria che è una lama affilata, quindi occhio. Come agli autovelox, sempre in agguato, come l’Agenzia delle entrate. E chi ha da perdere, perde sempre. In termini economici soprattutto.

Non mi sento di consigliarvi ristoranti perché non amo sbracarmi e ripartire a ventre ricolmo. Generalmente le mie soste sono un pit-stop. Ma come già accennato in un altro articolo, (potete leggerlo qui a questo LINK) qualche tempo fa, proprio accanto alla Montagna spaccata, di fronte al parcheggio balaustrato sul mare, si trova La Garitta. Posto ideale per uno spuntino veloce, o anche per il classico spaghettino alle vongole. Io, che sono di disgusti facili, mi sono trovato bene.

Poi ritorno per la strada dei Monti Lepini, per un totale di circa 415 km e il vento che ancora sibila quando scendi dalla moto a confermare la gioia che c’è sempre nello stare in sella. Magari con una piccola fermata veloce per acuistare una mozzarella di bufala di buona fattura e, la sera, degustarsela con ancora l’odore di moto addosso.

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MUNIMENTUM

“Le corse in moto e il fastidio della modernità, il gusto della solitudine e il perdersi nella massa, l’ansia d’assoluto e il minuto mantenimento del presente, uomo del suo tempo eppure nato fuori tempo, asceta ed esteta”.